Curriculum
Artist
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Antonella Lozito, ama dipingere su grandi tele con i suoi amici di sempre e prestarsi per foto d'arte.
Sceglie un soggetto, crea un'atmosfera, poi lascia che sia l'istinto a suggerirle quale parte di sé "criptare" o render manifesta, sia essa un dettaglio, un'espressione, un particolare taglio di luce, uno sguardo obliquo, ingioiellato di stelle o reso buio da palpebre spasmoticamente serrate per imprigionare sogni e illusioni. Antonella indossa i lsuo imperturbabile, enigmatico sorriso. Ha affidato ai tanti volti le infinite emozioni e le isteriche mareggiate che vorticano tempestose e fremono sotto un'irreale, patinata serenità. Le scolpisce con ombre e chiaroscuri, le ammanta di rosso, bruno, terre fiamminghe. Crea intarsi, preziosi ricami che velano ironia,incredulità, disappunto, sconforto... Scintille di amore,corrose dal veleno dell'abbandono, fiammeggiano in incauti viraggidi dissolvente verde, il meno amato dei colori, eppur costante presenza imprigionata nelle nuances dell'iride. Si stempera nella pastosità degli oli, l'amalgama di gradazioni emotive e cromatiche annodate dall'urgenza di esprimersi e svelarsi. Stupore, sgomento,innocenza, diffidenza... raffiorano dalle profondità oceaniche di un' intimità che si cauterizza sulla tela. Lo sguardo provoca,sfida, si barrica dietro una nudità appena accennata o esplicita che, pur catturando l'attenzione, non distrae dal misterico sortilegio che danza e lampeggia tra le ciglia inebriante e consapevole malìa che attrae e seduce. Un brivido di magia accarezza i volti sulle tele... inquietanti, arcane, inconsapevoli rune tessono incantesimi e proiettano ombre di colore tra le pieghe degli abiti e dello spirito, nelle gemme dei gioielli indossati, nei chiaroscuri disegnati da forme sinuose, in labbra serrate e capelli spettinati, nella sfera di cristallo che divina una metaforica nascita, nell'affilato pugnale che infligge sacrileghe ferite alla creatività assetato, nel suo iniziatico viaggio di primigenio olocausto e tormentata catarsi. Di contro, aure dorate,a tratti lacerate dall'inquietudine, veli morbidamente adagiati sul capo, angeliche, pacificate piume, rimandano ad un'anelata sacralità, ancoraggio di irrisolte conflittualità tra luce e buio,divino e profano. Nel bianco e nell'orosi spegne un emorragico rosso che dardeggia impetuoso ed ebbro di passione tra i capelli, in un nastro, in perle cullate dal respiro,nel velo ricamato, baciato da labbra silenti, nello chador adagiato sul capo dorato. Nel bianco e nell'orosi stemperano verdi saette e surreali biglie sottratte al gioco da amputazioni mentali. Nel bianco e nell'oro il buio ha ragione di esistere e di creare fondali di nulla su cui dipingere la vita e scrivere in punta di piuma, il futuro. Dalila Bellacicco |