Sephirah
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Dalila (Anna Maria Filocamo)   2 310 ALBUM   ALL ALBUM   SUGGEST   Contact the artis   |
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Anna Maria Filocamo (Dalila) ha già al suo attivo lusinghieri successi, in parecchi concorsi di pittura. Proprio le sue affermazioni nelle estemporanee, che si svolgono solitamente con un tema obbligato e nell’arco di una sola giornata, l'hanno fatta conoscere ed apprezzare come paesaggista sensibile e ricca di talento. Notevoli sono i quadri che raffigurano scorci di centri storici, casucce fruste e apparentemente abbandonate che la pittrice anima con un uso accorto di mezzi toni e ombre. Tra le altre ricorderò “Spiritello” il cui edificio in rovina si carica di un fascino particolare, come se fosse popolato di presenze arcane. Eppure la più autentica ispirazione di Anna Maria Filocamo si indirizza verso altri lidi: lei ama il surreale, l’astratto, una pittura libera da schemi e da vincoli di ogni natura dove la sua creatività è libera di spaziare come i gabbiani proiettati nel turchino di un cielo senza tempo, solcato da una vela che è un brandello di spartito musicale. Un colore sfilato, fatto di tocchi rapidi e impressionistici, domina le composizioni: tutto appare come intravisto oltre il velo d’acqua, intriso di umori o di vento, in una fluttuare di forme nell’incertezza dello spazio. Sono immagini che, nonostante la ricchezza di colori, restituiscono il senso della solitudine, il desiderio inappagato di chi attende inutilmente lo svelarsi di un mistero, la rivelazione di una verità che si mostra. Nelle profondità (o nelle superfici) di questo mondo vibrante iniziano ad emergere e a prendere consistenza, forme precise e lucide che prendono via via il sopravvento e occupano spazi altamente pensali, recuperando profondità e volume. Ad Anna Maria, che ha avuto il padre Giuseppe apprezzato cultore di chitarra e il cui fratello Marcello è un raffinatissimo Maestro di pianoforte, non può sfuggire certo la musica della vita. Ella, recando nel proprio genoma, lo stigma dell’arte, si conforma a magiche e incantate simmetrie: La classicità degli stilemi magnogreci che chiudono i larghi spazi dove, in apparente disordine, giacciono forme vivacemente colorate, richiama gli spazi infiniti della realtà virtuale, una realtà che un tempo avremmo definito surreale e che ormai appartiene al nostro quotidiano.
I suoi quadri più recenti dopo la gavetta artistica di autodidatta che è passata attraverso al disciplina del pirografo, sono un trionfo di colore. Un colore che restituisce, senza raffigurarle, a volte umide profondità, a volte calore di aride pianure, a volte fredde e metalliche altezze. I dubbi sembrano qui acquietati per fare spazio alla pura contemplazione di un magma policromo. Forme in cui talvolta si crede di riconoscere fiori, e scogli, e alghe, ci conducono in un universo simbolico dove il simbolo è lo stesso meditato tono del colore, capace di evocare emozioni, sensazioni, stati d’animo che in alcuni casi conoscevamo, che in altri appaiono manifesta scoperta. E’ questo, in estrema sintesi, che può dirsi peculiare dell’opera della Filocamo, l’operare su quelli che sono gli elementi propri del fare pittorico: linea, colore, spazio, svincolati da qualsiasi elemento narrativo o didascalico. E’ attraverso questa via che i dipinti si caricano di valori universali che, a seconda dello stato d’animo dello spettatore, riescono ora moderni ora potentemente arcaici…quasi che, risvegliando in noi immagini sopite, possano farci partecipi di esperienze archetipe intensissime. (Tratto dalla presentazione del Prof. Franco Mileto sull’artista Anna M. Filocamo al “Caffè Letterario” estate 2005). |
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